Linee guida e considerazioni sulla post produzione
Nell’era della fotografia digitale e dell’intelligenza artificiale, ha ancora senso parlare di “etica della post produzione”?
La post produzione da sempre è parte integrante della fotografia, lo era già in camera oscura.
Guarda queste immagini, siamo in anni dove il digitale non esisteva neppure nei pensieri più fantasiosi, e sono realizzate da grandi fotografi della storia.
La post produzione è diventata un potente strumento nelle mani dei fotografi, fotoamatori e da chiunque dapprima grazie a Photoshop. Attualmente lo è anche grazie ai filtri presenti sui social media e le loro possibilità di modificare un ritratto fino ad avere quasi un altro volto data la possibilità di modificare la struttura facciale, oltre al colore di occhi e capelli, la forma delle labbra e così via…
Tuttavia, questa libertà porta con sé un importante dilemma etico, specialmente nel ritratto e nel reportage di eventi. In questo articolo, esplorererò le linee guida e le considerazioni legate all’etica della post produzione, e ti darò spunti di riflessione.
In fotografia analogica esisteva un etica della post produzione?
Bhé è una argomento molto controverso questo.
Nelle immagini qua sopra trovi la post produzione fatta da Pablo Inirio (fotografo e stampatore ufficiale dell’agenzia fotografica Magnum) con i suoi “appunti” inseriti nell’immagine.
Si tratta di annotazioni relative alle modifiche da apportare agli scatti originari suddivisi per zona per fare in modo di ottenere il risultato desiderato in fase di stampa.
Quello sulla sinistra è uno scatto realizzato nel 1966 da Thomas Hoepker e ritrae il puglie Muhammad Alì; a destra invece c’è il ritratto di James Dean sotto la pioggia di New York, realizzato da Dennis Stock.
Ci sono zone di cui Inirio schiariva, scuriva e metteva in evidenza/nascondeva alcuni aspetti in funzione di quanto fossero interessanti nella composizione dell’immagine.
Se sopra come etica della post produzione abbiamo trovato una messa in evidenza o in secondo piano di alcuni aspetti, guarda questa immagine qua sotto.
Se analizziamo bene anche nella fotografia analogica si facevano macroscopici interventi, già dal 1800 possiamo dire, dai primordi di sviluppo fotografico e della stampa all’interno di una camera oscura.
Come negli esempi sopra si tendeva a esaltare o nascondere tramite interventi di schiarita o di contrasto, si potevano rimuovere anche piccoli elementi come peli, capelli oppure rughe…però si poteva arrivare fino a quelli che vengono definiti “fotomontaggi”.
Uno dei più grandi falsi storici riguarda il presidente USA Abraham Lincoln, il cui corpo sostituito con quello del senatore John Calhou: si attribuisce questo falso storico a una assenza di foto in cui il presidente fosse ritratto con un corretto “atteggiamento eroico”, come si addiceva a un personaggio del suo calibro.
Siamo negli anni 30, e sopra troviamo uno scatto della Regina Elisabetta assieme al Primo Ministro del Canada.
Nell’immagine originaria accanto alla Regina era presente anche Re Giorgio ma nella versione ufficiale fu rimosso, pare per esaltare il carattere istituzionale della Regina.
Definizione di etica della post produzione
L’etica della post produzione fotografia si colloca al centro di un dibattito che prende sempre più rilevante nel mondo della fotografia digitale. Questa pratica va oltre al semplice ritocco di un’immagine inteso come nel caso di James Dean o Muhammad Alì, bensì comprende l’intero processo di editing, che può variare dalla correzione colore alla rimozione o aggiunta di elementi nell’immagine.
La chiave etica della post produzione risiede nel bilanciare l’intento artistico con un impegno verso la veridicità e il rispetto del soggetto.
Il momento dello scatto è una rappresentazione personale della realtà, influenzata dalle percezioni uniche del fotografo. Che si usi una macchina fotografica analogica, digitale, o uno smartphone, l’obiettivo non può catturare fedelmente ciò che l’occhio e la mente vedono.
Nel ritratto, le modifiche all’immagine possono influenzare profondamente come il soggetto si percepisce e viene percepito. Piccole alterazioni, come la modifica dei lineamenti del viso, possono avere grandi implicazioni sulla propria identità, specialmente tra gli adolescenti (ma non solo, ricordiamo del libro di Pirandello “Uno Nessuno Centomila”)
Nel reportage, l’etica della post produzione è ancor più cruciale!
La fedeltà alla realtà deve essere mantenuta, consentendo solo correzioni tecniche minori come il bilanciamento del bianco o la correzione dell’esposizione.
Cambiamenti che alterano la narrazione o i fatti, come dimostra il caso di un fotografo squalificato da un concorso per aver rimosso un uccello dal cielo sullo sfondo della scena, sono inaccettabili.
La post produzione va oltre la tecnica: è una decisione etica. Ogni modifica impone riflessioni sull’intento artistico, l’onestà e la responsabilità sociale. È fondamentale che i fotografi si impegnino a mantenere la loro arte come un’espressione autentica e rispettosa della realtà.
Linee guida per un approccio all’etica della post produzione
Nel mondo della fotografia digitale, la post produzione ha aperto infinite possibilità creative. Al contempo però deve essere anche considerata un approccio etico nell’uso di questi strumenti. Ecco alcune linee guida che ritengo fondamentali per garantire un’etica della post produzione che rispetti l’autenticità e l’impatto sociale delle immagini.
- Reportage: mantenere l’Integrità della scena originale.
L’obiettivo principale è raccontare la verità, è fondamentale mantenere l’integrità della scena fotografata. Questo significa evitare qualsiasi modifica che possa alterare la realtà o la narrazione degli eventi.
La correzione di base, come l’aggiustamento dell’esposizione o del bilanciamento del colore, è (generalmente) accettata, ma è essenziale rispettare i limiti che evitino di trasformare la fotografia in finzione. - Ritratto: evitare modifiche radicali sull’aspetto fisico
Nella ritrattistica è importante esercitare cautela nell’alterare l’aspetto fisico dei soggetti. Modifiche drastiche, come cambiare il peso corporeo o modificare i tratti del viso portano a distorcere la realtà e portano a rinforzare degli standard di bellezza che sono spesso irrealistici e dannosi (vedi i casi di body shaming).
L’obiettivo dovrebbe essere quello di esaltare la naturale bellezza e unicità di ogni individuo in fase di scatto, quindi prestare attenzione all’ottica in uso e alla posizione di scatto. - Trasparenza sulla post produzione effettuata
Questo è importante in tutti gli ambiti di lavoro, sia clienti privati che in ambito editoriale: è importante comunicare chiaramente quanto e come le immagini siano state modificate. Questa onestà contribuisce a costruire un rapporto di fiducia e rispetto con il pubblico e i clienti. - Riflettere sull’impatto sociale delle immagini
I fotografi hanno il dovere di essere consapevoli dell’impatto che i loro scatti possono avere sulla società: possono essere influenzate questioni come autostima, percezioni della realtà e aspettative sociali.
È importante pertanto valutare attentamente se le immagini promuovano un messaggio positivo o perpetuino stereotipi nocivi. - La fotografia è un’espressione autentica
È cruciale tenere a mente che la fotografia è un mezzo di espressione autentica.
L’etica della post produzione dovrebbe ricordarci che questa deve essere utilizzata per migliorare un’espressione della realtà e non per mascherarla.
Le immagini che produciamo dovrebbero rispecchiare un senso di verità e onestà che va oltre la nostra visione artistica.
Un approccio di etica della post produzione migliora la qualità del lavoro di un fotografo e un ambiente fotografico più sano e rispettoso della dignità dei soggetti ritratti e dell’impatto sociale delle loro immagini.
Entriamo in contatto
Sei pronto a trasformare la tua passione in competenza?
Scopri di più sul mio corso di fotografia a Firenze